Flickr/Week(r) | Riempii un ramo di vermi e poi lanciai la lenza* - Frizzifrizzi

2022-09-25 09:09:37 By : Ms. Kyra Yu

Abbiamo intervistato Gioia Marchegiani, autrice delle illustrazioni

intervista alla chef giapponese Jun Giovannini

Abbiamo intervistato Gioia Marchegiani, autrice delle illustrazioni

Flickr/Week(r) è la nostra rubrica settimanale di fotografia. Ogni sabato (o domenica) scegliamo un tema e a partire da quello selezioniamo tra le foto del nostro gruppo Flickr per costruire una galleria di immagini legate da un filo rosso che può essere estetico, concettuale o narrativo.

*Raymond Carver, La cucina, dalla raccolta Il nuovo sentiero per la cascata.

Allo Sportsmen’s Park, vicino a Yakima, riempii un amo di vermi e poi lanciai la lenza nel bel mezzo del laghetto, aspettando i persici. I ranocchi raschiavano l’aria invisibili. Una tartaruga, grande come una frittella, scivolò giù da una ninfea mentre un’altra si tirò su sulla stessa foglia, un minuscolo palcoscenico. Il cielo era azzurro, il pomeriggio caldo. Piantai un ramo a forcella sulla sponda sabbiosa, ci appoggiai sopra la canna, osservai un po’ il galleggiante, poi mi tirai una sega. Dopo mi venne sonno e chiusi gli occhi. Forse sognai. A quei tempi succedeva. Quando d’un tratto, nel sonno, ho sentito un tonfo e ho spalancato gli occhi. La mia canna era sparita! La vidi che tracciava un solco nell’acqua opaca d’alghe. Il galleggiante appariva e scompariva, poi riemergeva ancora alla vista e filava in superficie, quindi riandava sott’acqua. Che potevo fare? Mi sono messo a urlare e a urlare ancora. Mi sono messo a correre lungo la riva, giurando a Dio che non mi sarei toccato più neanche una volta se mi faceva recuperare quella canna e quel pesce. Naturalmente non ho ottenuto risposta, neanche un segno. Sono rimasto a lungo attorno a quel laghetto

(lo stesso che si sarebbe portato via un mio amico l’anno dopo), ogni tanto intravedevo il mio galleggiante, ora da una parte, ora dall’altra. Sempre più grasse le ombre cadevano nell’acqua dagli alberi. Alla fine s’è fatto buio e sono tornato a casa in bici. Mio padre era ubriaco ed era in cucina con una donna che non era sua moglie e neanche mia madre. Questa donna, lo giuro, gli stava seduta sulle ginocchia e beveva una birra. Una donna a cui mancava un pezzetto di dente davanti. Ha abbozzato un sorriso mentre si alzava in piedi. Mio padre è rimasto dov’era e mi fissava come se non riconoscesse più suo figlio. Ehi, cosa c’è, ragazzo?, ha detto. Cosa t’è successo, figliolo? Sbattendo contro il lavello, la donna si è leccata le labbra ed è rimasta in attesa della prossima mossa. Anche mio padre era in attesa, lì al suo solito posto al tavolo di cucina, mentre il gonfiore nei pantaloni pian piano diminuiva. Siamo rimasti tutti in attesa meravigliati delle sillabe balbettate, delle parole che si attaccavano come l’angoscia che mi si riversava dalla bocca tenera e scorticata.

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