La solidità del marmo (con l’aiuto del robot) - CorriereFiorentino.it

2022-07-31 11:24:20 By : Ms. janny hou

Crescono gli utili delle imprese del marmo, distretto basato su estrazione, lavorazione e meccanica che dimostra la vitalità di tutti e tre i settori, con gli ultimi due particolarmente interessati dall’innovazione tecnologica. E cresce in particolare il fatturato della lavorazione del marmo e dei lapidei — con il distretto toscano diventato primo in Italia per lavorazione dopo aver superato nel 2013 il Veneto — smentendo il luogo comune sui blocchi di marmo e le tonnellate di carbonato di calcio che se ve vanno, senza lasciare ricchezza a Massa, Carrara, Versilia, Garfagnana e Lucca, tutti territori interessati dal distretto, anche se è Carrara che fa la parte del leone.

In attesa di capire che effetti concreti avrà il piano del paesaggio Rossi-Marson e come finirà l’impugnazione da parte del governo del piano cave della Regione approvato a marzo relativamente alla «ripubblicizzazione» dei beni estimati, cioè le cave considerate private, i dati economici 2014 e 2013 della provincia di Massa Carrara dicono che ci sono margini di reddito, e quindi di investimenti e crescita, sia per chi estrae, sia per chi lavora, sia per chi produce macchinari, una realtà meno nota ma di assoluta eccellenza. La conferma arriva dal rapporto dell’Istituto di Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Massa Carrara sui bilanci 2013 delle società di capitali del distretto (su un campione di 51 imprese di estrazione e 122 della lavorazione lapidea). Il valore della produzione delle imprese campione di estrazione è di 107 milioni di euro, più 16% sul 2012 e più 22% sul 2011: «Questo recupero di valore di produzione si è quasi totalmente tradotto in utili, passando da una perdita di circa 500.000 euro nel 2011 ad un margine netto positivo di 16,6 milioni di euro nel 2013. Oggi 100 euro di fatturato si traducono in 16,5 euro di utile netto, un livello elevatissimo, praticamente unico, difficilmente riscontrabile in altri settori, non solo in ambito provinciale, ma in tutto il Paese», sottolinea la ricerca.

Vanno bene i conti anche per il settore della lavorazione: il fatturato è cresciuto del più 5% rispetto al 2012 ed ha consentito di far chiudere in utile anche nel 2013 i bilanci delle 122 imprese campionate, che generano un valore di produzione di quasi 436 milioni di euro che si trasforma in utile per 9,4 milioni. Il settore inoltre ha rafforzato tutti i suoi principali indicatori, a partire da quello di patrimonializzazione che è salito al 42% dal 39,6% del 2011. «La ricerca ci dice non solo che ci sono i margini di alto valore aggiunto, ma anche che ci sono per i prodotti finiti, artistici, per la lavorazione, con valori in costante crescita tanto che ormai quello apuo-versiliese è il primo distretto in Italia — sottolinea Daniele Mocchi, ricercatore della Isr — Anche nel 2014 i lavorati sono cresciuti sia pure molto meno che negli anni scorsi, con 481 milioni di valore contro i 476 milioni del 2013, a fronte dei 190 milioni di valore del 2014 dei blocchi di marmo e del lapideo grezzo».

Il mondo della lavorazione però è cambiato, non solo perdendo addetti, sia pure in mondo meno massiccio degli altri distretti italiani del settore al Nord e in Sardegna, ma anche mutando in parte pelle, con piccole aziende che non ci sono più ed aziende che fanno grandi movimentazioni, mentre la redditività del distretto è spinta anche dal prezzo del marmo che si mantiene alto perché la domanda supera l’offerta. «Il distretto del marmo, dopo la grande crisi del 2008 per il crollo dei mercati statunitensi si è ripreso e la sua crescita non è stata quantitativa:si estraggono più o meno un milione di tonnellate l’anno da circa venti anni — afferma Andrea Balestri, direttore della Associazione Industriali Massa Carrara — È stata una crescita qualitativa: questo sforzo ha dato una spinta ai prodotti lavorati e soprattutto ha rinvigorito il prestigio del marmo di Carrara, portando dal 2009 al 2014 ad un aumento del 30% nell’esportazione di marmi lavorati. Qui, al contrario di certe affermazioni, si lavora circa il 50%del marmo estratto. Certo rispetto al dopoguerra sono diminuiti i laboratori artistici, quelli delle mattonelle sono quasi scomparsi come anche quelli del granito, che non è di qui ma veniva importato, lavorato, e poi esportato, ma ad esempio ci sono anche laboratori condotti da giovani che usano scanner e tecnologie per prodotti di design e artistici, e non solo». Cioè? «Dieci anni fa non esistevano ditte con grandi “gallery” di marmi e lapideo tagliati in lastre che attirano gli architetti e consentono di valorizzare il prodotto, anzi i tanti prodotti specifici, perché i marmi sono una ventina e molti adesso vanno di gran moda, un po’ come la pelle del distretto fiorentino. È cambiato il modo di lavorare, e di fare marketing» aggiunge Balestri.

Dall’estrazione del marmo si ottengono anche i ravaneti, i «sassi» che ripuliti e macinati hanno dato vita al business del carbonato di calcio, e anche qui le cose sono cambiate: dal rapporto una tonnellata di blocchi-tre di sassi si è passati ad una di blocchi e due di sassi, con l’export dei sottoprodotti del marmo passato da 2,6 milioni di tonnellate nel 2013 a 2,2 lo scorso anno.

E la meccanica? La ricerca di Isr per la Camera di Commercio evidenzia la crescita del fatturato del 14% rispetto al 2012 e del 18% sul 2011, con una buona redditività media per impresa e capacità di innovare. Un esempio è la T&D Robotics di Marina di Carrara, impresa nata 8 anni fa che progetta, assembla e assiste sistemi robotici impiegati nel settore lapideo (e non solo) a Carrara e in tutto il mondo. «Non potevamo che nascere qui a Carrara — sottolinea Francesco Terzago, che si occupa dalle comunicazione dell’azienda — Contiamo 20 addetti, il doppio di poco tempo fa, con competenze in automazione, informatica, ingegneristica, meccanica. T&D Robotics è un integratore della multinazionale ABB e nel restauro con nostri impianti si realizzano, grazie a scanner tridimensionali, le guglie del Duomo di Milano e si sono riportati al loro splendore i fregi marmorei della cupola del Guarini di Torino che ospita la Sacra Sindone». Robot che possono utilizzare filo diamantato, scrivere sulla pietra, resinare lastre, aumentando la sicurezza dei lavoratori che seguono o eseguono le lavorazioni lontani dalle lastre o dai blocchi. «Sarebbe bello realizzare un piccolo distretto robotico del lapideo — conclude Terzago — ma per adesso non ci riusciamo».